La Corsa dell’Umanità

L’umanità, nel nostro secolo, ha subito molte rivoluzioni profonde, dalle quali è uscita sempre più disorientata; la rapidità delle trasformazioni l’ha colta di sorpresa, provocando una serie di fratture attraverso le quali si sono introdotti il pensiero materialista, le sollecitazioni antisociali, le spinte amorali.
Le rivoluzioni industriale, ideologica, economica, politica, dei costumi, dei valori hanno provocato delle mutazioni di coscienza, delle reazioni, degli accomodamenti di vario genere di fronte alle circostanze favorevoli o sfavorevoli. L’aspetto del nostro tempo è caotico, può provocare la disperazione, ma anche la speranza; tutto sembra oscillare in un senso o in un altro, la vita trattiene il respiro, quasi in attesa che lo Spirito soffi di nuovo.


Un mondo diverso invade il mondo conosciuto, e questo mondo diverso è un mondo tanto imprevedibi­le da rendere le previsioni della vita ordinaria del tutto insignificanti. In questo mondo diverso c’è il miste­ro di tutti i fondamenti della vita; la sua invasione può sconvolgere e disarticolare l’intera società (B. Kristeusen).
In questo momento “liminare” è necessario sostare attenti per avvertire i segni precursori del mondo diverso che irrompe. Nel susseguirsi delle varie qualità che hanno contrassegnato le ere dello sviluppo della coscienza umana, ogni epoca ha prodotto un determinato tipo di uomo. Nell’era della creazione e della gerarchia, che ha preceduto quella della giustizia, il modello era l’eroe solare e creativo; in quella della giustizia apparve il giusto, l’uomo che camminava nei sentieri tracciati dalla legge rivelata; in quella dell’amore-passione, la figura conduttrice fu quella del santo che viveva la consumazione nel­l’amore; nel tempo che ormai batte vigorosamente alle porte degli uomini, quale sarà il nuovo tipo dell’umanità che ne incarnerà le esigenze divine?

Il dottor Schweitzer, interrogato, rispose di esse­re pessimista per ciò che riguardava le conoscenze scientifiche e di essere ottimista per ciò che concer­neva la buona volontà. Non si fermò all’inventario dei mali che affliggono l’umanità; si mise al lavoro per apportare un rimedio; intraprese un cammino solitario, pagando con la sua persona e non con quella degli altri; unì la riflessione all’azione; non volle diagnosticare soltanto, ma fare. Alla testa stipa­ta di nozioni preferì una testa ben fatta! Lui, come molti altri della sua tempra, forse preannuncia il nuovo uomo che dopo tanto travaglio sicuramente nascerà.

Riprendendo il discorso, mi domando: quali pos­sono essere i segni preannunciatori del mondo diverso di domani, e qual è il profilo dell’uomo in ar­monia col suo tempo che essi tracciano?

g. vannucci

padre Agostino